SOCCORSO SANITARIO 118

Il Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD), come abbiamo già analizzato in precedenti articoli, continua a essere ignorato all'interno delle Forze Armate. Oggi però vogliamo affrontarlo dal punto di vista sanitario, parlando delle due figure professionali più esposte: gli infermieri d’emergenza e il 20% dei soccorritori volontari (quelli riconosciuti come sanitari dal Tribunale di Torino).

Siamo nel 2025. In un mondo dove è più facile riprendere una scena tragica con lo smartphone che tendere la mano a un soccorritore. In un Paese dove la sanità è sempre l’ultima ruota del carro, ma la gente sa indignarsi solo per i pitbull o l’aumento del biglietto allo stadio.

In una città come Torino, “Città della Salute” e “Azienda Zero” si perdono in scaramucce da teatrino politico, ignorando che nel frattempo, medici e infermieri continuano a lavorare sotto stress costante, spesso in condizioni di pericolo reale — con una pistola puntata alla tempia, metaforicamente (ma neanche troppo).

Dopo eventi traumatici – una rianimazione fallita, un suicidio, un decesso improvviso – la Centrale Operativa 118 invia uno psicologo… ma solo ai familiari della vittima.
Il soccorritore, quello vero (non chi presta servizio solo per accedere a eventi o fare video), viene ignorato, lasciato solo con attacchi di panico, incubi, rabbia e senso di colpa.

Quella telefonata di supporto non arriverà mai.
E chi può, si rivolge da solo a uno psicologo. Gli altri, si arrangiano come possono.

Questa non è una sterile denuncia da sindacalista da palcoscenico.
È un appello ai colleghi: a chi vive queste difficoltà, a chi si sente spezzato dentro ma continua a indossare la divisa.

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PTSD CANINO - CANI CON LE STELLETE

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Differenze e utilizzo DEFIBRILLATORE IMPIANTABILE CARDIACO (ICD), PACEMAKER E IMPIANTO DI LOOP RECORDER (ILR)